Al termine del primo conflitto mondiale esplode il tragico problema dei “figli della guerra”, frutto delle violenze degli occupanti austroungarici sulle donne, delle violenze dei soldati italiani sulle donne giuliane o di illeciti amori.
Don Celso Costantini nel dicembre del 1918 fonda in città un ospizio, denominato Istituto «S. Filippo Neri», che accoglie centinaia di bam-bini abbandonati. Quest’opera, unica nel suo genere, nata e sviluppatasi a Portogruaro, si può definire una delle più belle pagine della storia dell’assistenza alla prima infanzia non solo italiana, ma internazionale.
La relazione del presidente, monsignor Celso Costantini, ci fa comprendere direttamente, con le parole del fondatore stesso dell’Istituto, come sia nato e abbia mosso i primi passi il S. Filippo Neri.
«Fin dai primi giorni della liberazione si delineò chiaro il grave problema dei figli adulterini, nati in questi paesi per la violenza del nemico o per la acquiescenza di qualche disgraziata donna stremata dalla fame o abbattuta dallo smarrimento.
Era imminente il ritorno dei mariti reduci dalla guerra, e urgeva di togliere dalle famiglie gli intrusi, ricoverare le gestanti fuggite di casa, e contribuire tra tante rovine materiali e morali, alla ricomposizione delle famiglie.
Gli Istituti pubblici non potevano provvedere a questi figli della guerra, perché di fronte allo Stato i bambini erano legittimi; d’altronde in tutto il Veneto mancavano i Brefotrofi. Fu perciò che Donna Emma Manacorda e il sottoscritto, coadiuvato dagli egregi sanitari dottori Tasca e Moscatelli pensarono di aprire, rompendo ogni indugio burocratico e ispirandosi a un senso di carità umana e patria, un ospizio per i Figli della Guerra. Fu diffusa una circolare nei paesi liberati fin dal 2 dicembre 1918.
Il primo bambino è stato ricoverato il 23 dicembre 1918. L’Ospizio si iniziò in un riparto dell’ex Ospizio per i profughi [a] S. Giovanni di Portogruaro. Datane notizia alle Autorità militari e civili, l’Opera fu approvata con plauso e fu validamente aiutata. Da S.A.R. il Duca d’Aosta, dal Comando Supremo, dai Prefetti, e dal Ministero delle Terre Liberate e di molti privati, vennero i primi importanti soccorsi, tra cui notevolissimo quello datoci dal R. Esercito, che tenne in sussistenza l’Ospizio, per parte dei viveri, presso un Ospedale da campo. Dobbiamo inoltre ricordare la Croce Rossa Americana e i Comitati pro Liberati e Liberatori».
L’Istituto accolse dal suo inizio 110 gestanti che diedero alla luce altrettanti bambini, e successivamente altri 247, per un totale di 357 tra maschi e femmine.
Nel dicembre 1919 venne stipulato tra il nuovo vescovo di Concordia mons. Luigi Paulini e mons. Celso Costantini un contratto d’affitto di parte dei locali del Seminario di Portogruaro, e precisamente «l’ala del fabbricato sulla strada via del Seminario al pianterreno e i locali superiori; l’ala dalla parte destra della chiesa, al pianterreno e i locali superiori, eccetto il grande refettorio; il cortile nord; l’ala sulla Stretta» con alcune eccezioni. Per tutto l’anno 1919, e fino al 22 gennaio 1920, l’Ospizio funzionò in maniera poco “burocratica”, con una mortalità infantile che raggiunse la percentuale del 60 per cento.
Grazie all’interessamento dell’on. Luigi Luzzatti, Costantini prese contatti con il Ministero dell’Interno e ottenne il riconoscimento giuridico dell’Istituto con R. D. 10 agosto 1919, n. 1508.
Le precarie condizioni del Seminario di Portogruaro, la possibilità che lo stesso fosse venduto, dopo i fatti del vescovo Isola, spinsero Costantini a cercare nuove soluzioni. Quando partì per la Cina, nel 1922, gli subentrò nella carica di presidente il fratello, mons. Giovanni Costantini, successivamente vescovo di La Spezia.
Nel 1923 l’Istituto si trasferì a Castions di Zoppola, nella proprietà donata dal dott. Favetti e qui rimase fino al 1928.Gli orfani superstiti furono inviati in vari collegi d’Italia: i maschi a La Spezia, Roma, Torino, Verona; le femmine dalle suore della Beata Capitanio di Venezia.
I beni mobili in seguito verranno venduti e con deliberazione n. 70 del 20 febbraio 1943 l’assemblea dei soci deliberò la fusione del S. Filippo Neri con l’asilo Calasanzio.
Nota: Maria Pezzè Pascolato, autrice dell’articolo ‘Gli orfani dei vivi’, apparso sul settimanale illustrato del «Corriere della sera» «La lettura», aprile 1920, è nata a Venezia nel 1869 e ivi morta nel 1933, sensibile alle istanze di rinnovamento religioso, vicina all’area del modernismo, attiva nel Circolo per la Cultura etico sociale di Venezia, Maria Pezzè Pascolato svolse una straordinaria azione in campo sociale ed educativo, ricevendo riconoscimenti e attestati a livello nazionale. Docente a Ca’ Foscari, nel 1927 fu nominata delegata provinciale dei Fasci femminili e presidente dell’Onmi.
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